Eziopatogensi dei disturbi sessuali - psicologia e organizzazione aziendale

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Eziopatogensi dei disturbi sessuali

Problemi sessuali

EZIOPATOGENESI DEI DISTURBI DELL'ECCITAMENTO SESSUALE
La fase dell'eccitazione consiste in una sensazione soggettiva di piacere accompagnata da caratteristiche modificazioni fisiologiche
1, Nel maschio si ha la vasocongestione del distretto penieno che comporta l'erezione e la secrezione della ghiandola di Cowper.
2, Nella femmina la vasocongestione è generalizzata a tutto il distretto pelvico e ciò comporta la lubrificazione vaginale e il turgore dei genitali esterni.
Contemporaneamente vi è la formazione della piattaforma orgasmica, che corrisponde al restringimento del terzo esterno della vagina per l'aumento di tensione del muscolo pubococcigeo e la vasocongestione che si estende anche alle piccole labbra; la tumescenza dei seni e l'allungamento e l'ampliamento dei due terzi interni della vagina.
Tale processo, come tutto il ciclo della risposta sessuale, è regolato da centri riflessi spinali che innervano l'area genitale e sono costituiti da rami parasimpatici, la cui azione prevale nella fase dell'eccitazione, e da rami ortosimpatici, la cui azione prevale invece nell'orgasmo.
Tali centri spinali sono supervisionati ad un livello superiore dal lobo limbico, che invia segnali inibitori e/o facilitatori. Nell'inibizione dell'eccitazione, quello che sembra incepparsi è dunque il meccanismo della
vasodilatazione, che è sotto il prevalente controllo del sistema nervoso parasimpatico. Se nonostante un'adeguata stimolazione la vasodilatazione non si verifica, dobbiamo ipotizzare un meccanismo inibitorio che blocca la normale reazione riflessa spinale. Perché ciò si realizzi e sufficiente che la previsione o l'inizio del rapporto sessuale comporti un'attivazione emotiva intensa (es. paura, rabbia, disgusfo) tale da suscitare una reazione di allarme.
L'attivazione simpatica che sostiene la reazione d'allarme inibisce i! prevalere del parasimpatico necessario alla vasodilatazione genitale e quindi all'eccitazione. Il meccanismo d'inibizione emotiva dell'eccitazione sessuale ha, peraltro, un evidente valore evolutivo. È chiaro che, di fronte ad un pericolo in cui è messa in gioco la sopravvivenza individuale, è inopportuno preoccuparsi della proliferazione e aumentare la propria vulnerabilità con attività come il coito, ed è invece più congruo un comportamento di fuga o di attacco che
richiede che i distretti muscolari ben irrorati siano altri piuttosto che quello pelvico.
In sintesi, la possibilità del rapporto sessuale è vissuta come un evento pericoloso che suscita una reazione emotiva di allarme che impedisce la possibilità stessa del rapporto.
Il circolo vizioso di automantenimento ripercorre la stessa strada patogenetica e rafforza il disturbo. In esso non è più la possibilità di un imminente rapporto, ma piuttosto la constatazione del fallimento ad essere costruita come un evento pericoloso e a suscitare ulteriore ansia o rabbia o senso di colpa.
Gli obiettivi strategici della terapia saranno:
1, L'aumento della stimolazione sessuale.
2, La diminuzione delle emozioni disturbanti.
Mentre per il primo obiettivo il percorso motivazionale sarà pressoché simile per tutti i casi, il secondo obiettivo necessita di un percorso terapeutico modellato sulla specifica coppia e va perseguito per tappe:
1,  Ricostruire il problema.
2, Prescrivere esperienze concrete e proporre ristrutturazioni cognitive che modifichino il circolo di automantenimento.
Criticare e modificare quelle convinzioni che producono l'emozione disturbante al momento dell'imminenza del rapporto. 

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